
Primavera! Tempo del risveglio; inizio di una nuova vita.
Il cuore dell’uomo è rinnovato; esso esulta pieno d’entusiasmo e allarga le braccia al nuovo ciclo e par che dica: “Eccomi, sono in arrivo, metto a disposizione tutte le mie forze per iniziare il nuovo cammino”.
Primavera! Parimenti è in arrivo la Pasqua di resurrezione dell’Uomo-Dio Gesù Cristo. La fede, sì come la natura vegetale e umana, rinasce al nuovo corso con rinnovato entusiasmo. Nel buio del passato inverno, l’ignoranza è morta; ora, sorgerà un nuovo tempo, quello del figlio dell’uomo che dalla morte ritorna alla vita, donandoci la salvezza eterna.
E si celebra la Pasqua del Redentore; con il Salvatore, è portata in gloria la sua Divina Madre Maria: in moltissime parti del mondo cristiano, nel giorno della Pasqua di Resurrezione il binomio Figlio- Madre, è celebrato in forme varie, il cui unico scopo è gloriare e osannare queste due persone Divine.
Un esempio clamoroso, conosciuto in tutto il mondo, è quello di Sulmona che celebra l’avvenimento con la sacra rappresentazione della cosiddetta “Madonna che scappa”: la Madre, procede lentamente, vestita a lutto ; alla vista del figlio risorto, lestamente e prodigiosamente muta il colore funereo degli abiti in un gioioso verde e, tra il festoso librarsi di colombe nel cielo e scoppi di mortaletti, le corre incontro. Colgo l’occasione per rammentare quello che fino a pochi anni fa avveniva a Castelvecchio Subequo nel giorno di Pasqua (purtroppo, inopinatamente è andato in disuso) e che, a mio parere, ha similitudine con la manifestazione sulmonese. Dopo la Messa pasquale, una solenne processione prendeva avvio per le vie del paese. Apriva l’usuale croce, seguiva una lunga doppia fila di donne oranti portando ceri in mano, seguiva svettando, la statua imbandierata del Cristo risorto castelvecchiese (fig.1), avvolto da un telo d’azzurro.

La processione procedeva tra la folla in un tripudio di inni religiosi, suoni di fanfare e scoppiettii degli immancabili fuochi artificiali e anche di armi da fuoco caricate a salve. Attenzione: i festeggiamenti non riguardavano solo la figura di Gesù risorto ma, anche quella della Madre; la statua del Cristo era preceduta da un sacerdote solennemente vestito con paramenti sacri, recando bene in vista una preziosa piccola statua della Vergine in trono, col bambino ritto sulle gambe e affiancata da due angeli (fig. 2).

Tanta la fama di questa statua, portata in processione il giorno di Pasqua, da essere indicata col nome di “Pasquarella”, appellativo passato fin alle cronache d’oggi, come ben sanno gli studiosi di storia dell’arte. L’opera è considerata un’eccezione notevole nell’ambito dell’oreficeria abruzzese. Ad avvalorare tale considerazione basti dire che nel 1905 fu esposta a Chieti, alla Mostra dell’Antica Arte Abruzzese e nel 1988, alla rassegna romana “Imago Mariæ”, tenutasi a Palazzo Venezia. Il gruppo scultorio ha le seguenti dimensioni in cm: altezza 29,03, lunghezza 22, base 22,06 × 17,02 x 3. Sul bordo smussato della predella del trono gira un’iscrizione a caratteri Gotici, che ci da le seguenti informazioni: “Quest’opera fu fatta eseguire da frà Bartolomeo di Acciano nel 1412, in memoria di donna Margherita Prignani già contessa di Celano”. Tutti gli storici che hanno studiato l’opera, concordemente affermano di trovarsi di fronte ad un’autentica opera d’arte. Le sue fatture sono frutto d’indovinate e impeccabili soluzioni artistiche: azzeccata, è l’impostazione scenografica, altrettanto dicasi per la realizzazione scultoria delle figure presenti; incanta il bellissimo viso, dai lineamenti regolari, della Vergine di Castelvecchio; regale si presenta il Bambino Divino, ritto sulle gambe della Madre; austere e solenni le figure degli angeli, poste ai lati a mò di chiusura di una Divina composizione.Sotto la base, con caratteri dell’epoca, un graffito dice che la scultura, in argento, pesa (con approssimazione) kg. 0,502,5; sono presenti anche quattro bolli, eseguiti con un punzone, adoperato al tempo, dalla conosciuta e famosa bottega orafa di Mastro Nicola Piczulo di Sulmona, da cui sono usciti numerosi preziosi oggetti d’arte (forse anche la nostra “Pasquarella” è opera personale di detto Maestro?). Recentemente (2016), presso la chiesa convento di S. Francesco d’Assisi in Castelvecchio Subequo è stato reso fruibile un Museo d’Arte Sacra, ove, la statua qui descritta, fa bella mostra di sé. Il nucleo espositivo è composto di varie teche nelle quali sono esposti diversi oggetti di alto valore storico, artistico e religioso. Il materiale esposto proviene in larga parte da donazioni fatte alla comunità francescana di Castelvecchio Subequo, da parte d’importanti personaggi civili e religiosi lungo gli anni trascorsi dalla fondazione.