
Ai più conosciuto come “palazzo baronale”, Palazzo Piccolomini domina con tutta la sua imponenza Piazza San Nicola. Le trasformazioni che si sono succedute nei secoli hanno nascosto quasi completamente la parte medievale dell’edificio, che in varie fasi è stato ampliato per adeguarsi alle esigenze del momento storico o per rappresentare il signore che ne aveva fatto la propria dimora. È difficile ricostruire con certezza i passaggi di proprietà dei vari feudatari, ma è documentato che la potente famiglia dei Piccolomini diventò feudataria della Contea di Celano nel 1463, esercitando così il controllo sull’intero territorio subequano. Il palazzo di Molina ne porta ancora il nome e lo stemma della famiglia si trova su uno dei portali di ingresso.
La parte più antica del palazzo risale probabilmente al Quattrocento ed è racchiusa da una corte interna con scala e loggiato superiore. L’ingresso si apre sulla parte finale di un possente muro dai caratteri medievali, nel quale sono ancora presenti delle feritoie, con funzione difensiva, rivolte verso la porta di entrata. Ai Piccolomini è succeduta la famiglia dei Pietropaoli, baroni di Castelvecchio Subequo.
Dalla metà del XVII secolo iniziò così il vero rinnovamento del palazzo. Un importante intervento ha interessato il blocco che si affaccia su piazza San Nicola. Al piano terra furono realizzati vani necessari per servizi, cantine e rimesse, mentre al primo piano si ricavarono ampi saloni con volte decorate e pavimenti in pietra o mattoni dipinti. Sulla piazza si aprono due portali di periodi diversi, di cui quello principale asimmetrico utilizzato per l’ingresso di carrozze. Si accede al primo piano attraverso un’ampia scala monumentale in pietra sovrastata dallo stemma dei Pietropaoli. I saloni si affacciano sulla piazza e sui cortili e in quello più ampio spiccano i medaglioni che raffigurano i poeti italiani, tra cui Dante Alighieri.