Storie di conti e contesse, di santi e di miracoli, di castelli e conventi. Siamo in una piccola e verdeggiante valle che fa da sgabello al Monte Sirente, anima dell’Abruzzo interno aquilano. Non si arriva qui per caso. Siamo strada per altre destinazioni tra l’Aquilano, la Valle Peligna e la Marsica. Ma la strada qui obbliga a fermarsi perché la bellezza è ovunque e ferma gli occhi e le gambe. Siamo in Valle Subequana.
Non è un caso che il FAI-Fondo Ambiente Italia abbia scelto questo territorio nel Parco Regionale Sirente-Velino e i suoi gioielli come attori protagonisti in provincia dell’Aquila delle Giornate autunnali del FAI, in programma sabato 15 e domenica 16 ottobre. Tra le 35 aperture eccezionali in tutta la regione (per il programma completo clicca QUI) , il Castello di Gagliano Aterno e la Chiesa-convento di San Francesco d’Assisi a Castelvecchio Subequo saranno autentici sponsor di storia, arte e cultura per l’intero Abruzzo. “In Valle Subequana sui passi di San Francesco” il titolo di queste giornate speciali organizzate dal gruppo FAI di Sulmona-Tre Valli.
IL CASTELLO DI GAGLIANO TRA FEUDATARI, NOBILI E SAN FRANCESCO

Una terrazza esclusiva di orizzonti, paesaggi e paesi dell’Abruzzo aquilano interno quella che si apre dal Castello di Gagliano Aterno, tra i castelli più belli e meglio conservati della nostra Italia. Normalmente inaccessibile in quanto residenza privata, la sua apertura è davvero un’esclusiva da non perdere. La sua storia è storia del Medioevo d’Abruzzo e della grandiosa contea di Celano, tra i domini feudali più forti del Regno di Sicilia sotto la dinastia di Rainaldo e dei figli Riccardo e Tommaso. Gagliano, così come gran parte del territorio subequano, ne divenne feudo. Il castello il suo segno di magnificenza. La sua fondazione risale al 1328 quando Isabella d’Aquino, contessa di Celano, fece costruire il palazzo su una precedente costruzione innalzata dai Conti di Celano, tra XII e XIII secolo. Poi nel 1462 il castello subì l’attacco del famigerato capitano Braccio da Montone, signore di Perugia. A partire dall’anno successivo passò nelle mani dei Piccolomini, per poi divenire proprietà dei Barberini fino al 1806, possedimento dei baroni Pietropaoli ed infine dei marchesi Lazzeroni. Da fortezza militare così il Castello di Gagliano è diventato residenza privata, con molte stanze ora affittate per soggiorni da sogno nel cuore dell’Abruzzo. Raccontano tutto questo le mura possenti di questo castello. Accessibile da Piazza del Popolo, si costeggerà la possente cinta muraria e la cinta più interna coronata da merlatura guelfa che assume, in corrispondenza degli angoli, forma di torrioni di rinforzo cilindrici e di torre poligonale. L’ingresso principale è connesso con ponte levatoio, uno dei pochi rimasti in Abruzzo. Oltre la cinta, poi, procedendo all’interno, si incontrerà il suggestivo cortile con pozzo sul quale si affaccia la scalinata a giorno e il bellissimo doppio loggiato. Rapisce lo sguardo l’affresco che raffigura la battaglia di Lepanto con Marcantonio Colonna. Piccola curiosità: nella Cappella del Castello è esposto il corpo di Santa Fiorenza, fatto traslare qui dal cimitero di San Callisto nel 1828, per la devozione alla martire dei nobili proprietari. Ma qui ha posato i suoi piedi l’uomo che cambiò la storia della Chiesa. Tra il 1216 e 1222 arrivò San Francesco d’Assisi, voluto e ospitato dai Conti di Celano. Una lapide racconta questo avvenimento, che segnerà per sempre la storia e la cultura delle terre subequane. Proprio qui è stato conservato per lungo tempo il letto in cui il Pellegrino d’Assisi avrebbe riposato durante la sua permanenza, che lasciò segni e testimonianze indelebili. A Gagliano avvenne il miracolo dell’acqua fatta sgorgare da una felce in località Baullo, ai piedi del Monte Sirente, che salvò una donna del luogo dall’arsura e da un’infermità agli occhi. Da Gagliano e da quel castello Francesco indicò la nuova terra dove sarebbe sorto un altro convento per predicare il Vangelo secondo la sua regola di umiltà e di fratellanza. Quel fazzoletto di terra era Castelvecchio Subequo, lì dove ora sorge la Chiesa-convento di un’altra grande tappa del FAI.







LA CHIESA E IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO: LA CAPPELLA GIOTTESCA E LA RELIQUIA DEL SANGUE DELLE STIMMATE

Siamo a Castelvecchio Subequo, l’antica Superaequum, una delle tre capitali dei Peligni, con Corfinium e Sulmo. Siamo nella “piccola Assisi” in terra d’Abruzzo, tra i luoghi minori d’Italia dove il francescanesimo ha lasciato tra le più importanti tracce storiche, artistiche e spirituali. La Chiesa e il Convento di San Francesco ne sono il suo monumento tangibile. La chiesuola di Santa Maria piè di Potano, donata dai Conti di Celano insieme al terreno circostante, fu il “luogo prediletto” dove il Poverello di Assisi costruì il nucleo del nuovo convento, tra il 1221 e il 1261. Poi la costruzione di una chiesa più grande che nel 1267 accoglierà la comunità francescana. L’attuale chiesa, invece,a fu consacrata nel 1288 e totalmente trasformata nel 1647. La chiesa è un raro esempio di architettura francescana a tre navate. Valicando il portale d’ingresso, la bellezza si offre ovunque: l’altare maggiore in noce, alto 8 metri, finemente intagliato e corredato di 27 statue di legno con gli stemmi dei baroni Pietropaoli, che lo commissionarono nel XVII secolo; i 13 altari barocchi e rinascimentali (in pietra bianca e in noce) che incorniciano il perimetro della chiesa; il coro in legno di noce con leggio al centro, dietro l’altare maggiore; il pulpito in stile barocco e l’organo settecentesco.
Tutto ci prepara, però, al vero capolavoro d’arte della chiesa, la cappella di San Francesco, vero testimone della chiesa antica. Con le sue volte gotiche, delimitata da una antica inferriata in ferro battuto, opera di maestri abruzzesi, la cappella risulta completamente affrescata quando Ruggiero II, conte di Celano, si ritirò a vita monastica nel convento, nel 1392. Come nella Basilica di Assisi, maestri di scuola giottesca hanno raffigurato in 28 episodi la vita del Santo. Purtroppo, ne restano visibili 19, mentre di alcuni resta qualche accenno di colore e altri sono stati compromessi dai rimaneggiamenti della cappella nel tempo. Tra le immagini che evocano al Santo della pace, è custodito un vero tesoro della fede, meta di tanti pellegrini e visitatori: la reliquia del Sangue delle stimmate di San Francesco. Conservato in una teca ottagonale in cristallo di rocca, adornato di argenti e finissimi smalti colorati, è contenuto in un’ampolla, secondo fonti storiche donato ai frati degli stessi Conti di Celano insieme ai capelli del Poverello. Un’eredità preziosa, che ha contribuito a creare un legame sempre più profondo con questa terra e la sua comunità, soprattutto dopo gli avvenimenti prodigiosi della liquefazione del sangue. La prima nel 1860, l’ultima il primo ottobre del 2013 in occasione della visita alla reliquia di Suor Miriam Castelli, alla presenza di diversi testimoni.







SABATO 15 E DOMENICA 16 OTTOBRE
CASTELVECCHIO SUBEQUO
RITROVO: Piazza San Francesco d’Assisi
GAGLIANO ATERNO
RITROVO: Piazza del Popolo
Visite ogni 40 minuti dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30 con gruppi max di 30 persone
CONTRIBUTO CONSIGLIATO: a partire da 3 euro per singola apertura
Sono previste visite speciali solo su prenotazione. Sabato 15 ottobre alle 11.30 e 15.50 la visita alla Chiesa di San Francesco a Castelvecchio sarà guidata dallo storico ed antropologo Massimo Santilli, autore del progetto “I Paesaggi del Sacro”, con la successiva visita al borgo. Lo stesso storico castelvecchiese domenica 16 ottobre, ore 15.50, farà da Cicerone d’eccezione al Castello di Gagliano Aterno.