
Il santuario è menzionato nelle bolle papali di Lucio III (1183), di Clemente III (1188), e successivamente in una bolla di Onorio III (1223). L’Eremo, ubicato in aperta campagna a ridosso della roccia, è raggiungibile da un sentiero pedonale. Il primo impianto del santuario è costituito da un edificio a torre addossato alla parete rocciosa e da un avanzo di arco che introduce in una piccola caverna. Il secondo impianto è composto dalla Chiesa e dall’abitazione dell’eremita. La Chiesa si sviluppa un unico corpo longitudinale sormontato da una volta a botte; la parete opposta all’entrata è affrescata e ad essa si appoggia l’altare. L’affresco raffigura la Madonna con Gesù e ricorda la “Madonna col bambino” di Botticelli.
Il nome conferito all’Eremo deriverebbe dalla preesistenza di un santuario pagano dedicato alla dea Bona. Secondo la leggenda del luogo, invece, il nome sarebbe da attribuire al miracoloso salvataggio di un fedele che, travolto da un’alluvione, fu aiutato dalla Madonna che apparve seduta su una roccia (pietra buona). Il luogo è oggi meta di pellegrini, nel martedì di Pasqua.
Curiosa è la credenza popolare per cui Santa Maria di Pietrabona, Santa Maria delle Grazie e la Madonna del Soccorso diventano sorelle che proteggono le colture agrarie. Questa convinzione richiama il tema del sincretismo cultuale, che implica la sovrapposizione di figure del mondo cristiano ad antiche divinità del paganesimo. In tal caso, le tre Madonne sorelle potrebbero identificarsi con le tre divinità, Minerva, Cibele e Attis, alle quali era forse dedicato il tempio italico di Castel di Ieri.