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Chiesa e convento di San Francesco d’Assisi (Castelvecchio Subequo)

Chiesa e convento di San Francesco d’Assisi (Castelvecchio Subequo)

da Luca Acconcia / martedì, 23 Luglio 2019 / Pubblicato il Itinerari

 CHIESA: La storia della Chiesa e del convento di San Francesco è profondamente legata, sin dalle origini, alla vita del Santo di Assisi. Secondo tradizione, la monumentale costruzione francescana trae origine dalla forte voluntas di San Francesco che nel 1216, ospite dei conti di Celano a Gagliano Aterno, indicò dai loggiati della dimora castellata il luogo esatto ove fondare un convento. Così, i signori donarono all’Assisiate la piccola chiesa di Santa Maria a Piedi Potano. Il relativo ampliamento, iniziato nel 1267, diede vita al complesso religioso, in seguito consacrato il 29 agosto 1288. Della struttura del XIII secolo restano visibili la parte destra del presbiterio, la cappella di San Francesco e il braccio destro del transetto a dimostranza delle stratificazioni architettoniche intercorse negli anni; in particolare è doveroso ricordare le modifiche del 1647 apportate dallo stile barocco all’impianto gotico originario, gli interventi dei primi del Novecento e l’ultimo importante restauro attuato nel 1973.

Entrati in Chiesa, attraverso un antico portale, ci si dirige verso l’abside guidati dal pavimento originale e da pilastri in pietra, a base prismatica, che delineano la navata centrale. Il naturale percorso dello sguardo termina sull’ altare maggiore in legno noce attribuito a certo Pio d’Aloisio di S. Pio delle Camere che lo avrebbe realizzato nel 1653. Altra ipotesi è quella che vede impegnata una scuola di frati ebanisti. Finemente intagliato in ogni suo angolo, le statuette, gli archi, le colonne e i capitelli ne definiscono la maestosa struttura. L’eleganza del capolavoro barocco, che sostituisce l’antico altare gotico, è figlia della committenza dei baroni Pietropaoli come si nota dagli stemmi scolpiti sulle porte che immettono nel coro in legno. Qui, resti di affreschi del 1200 richiamano il pregio artistico dell’intera Chiesa. L’opera di ebanisteria in noce si estende otto metri in altezza, accogliendo nella nicchia centrale la statua di San Francesco che sopra le nuvole, con espressione estatica, innalza al cielo il crocifisso. Al suo fianco altre piccole nicchie, ornate di fregi ed elegantissime colonnine, ospitano 27 statue lignee tra cui numerosi angeli, San Giovanni Battista, San Giuseppe, i Santissimi Pietro e Paolo, nel mezzo l’Immacolata Concezione e più in alto Cristo risorto.

Proseguendo sulla destra, la simbolica cappella dei conti Berardi di Celano rappresenta un prezioso scrigno dedicato al culto di San Francesco. Ai simboli dei quattro evangelisti riportati nelle vele della volta, si aggiungono gli affreschi trecenteschi, d’ispirazione giottesca e ad oggi attribuiti al “Maestro di Campo di Giove”, che ripercorrono la vita del Santo nei punti più salienti; si noti la visione del Laterano cadente, l’approvazione della regola, la predica davanti al sultano, l’incontro con Chiara. Essi, insieme agli affreschi che decorano in alto la navata centrale e quelli scoperti nel chiostro, furono realizzati per volere del conte di Celano Ruggero II nella seconda metà del XIV secolo. Punta di diamante di questa piccola cappella è il reliquario trecentesco a prisma ottagonale contenente, per tradizione, il sangue di San Francesco. Donata dai conti di Celano alla comunità religiosa di Castelvecchio, già di evidente peculiarità per i finissimi smalti blu, verdi, rossi e violacei che decorano il prisma sulle estremità, la reliquia conserva nel tempo una grande forza evocativa trasmessa ai fedeli dalla suggestiva storia che porta con sé. Fin da un atto notarile del 1624, si narra di una consueta liquefazione del detto sangue sodo, non liquefatto et congelato alla Vigilia della Festività delle Sagre Stigmate quando il duca di Acquasparta, con la volontà di donarlo in parte alla chiesa delle Stimmate in Roma, custodiva la preziosa ampolla di cristallo nel palazzo ducale. Come inoltre testimoniato dalla “Corografia dell’Antinori” del ‘700, l’accezione miracolosa dell’evento giunse fino a Castelvecchio quando il sangue rappreso dalle stimmate tornava ogni anno a liquefarsi nel dì della festa.

Cambiando prospettiva e volgendosi attorno, l’attenzione è richiamata da numerose tele raffiguranti la Vergine, collocabili tra il XVI e XVII secolo, e dall’altare più vicino all’ingresso di destra, in pietra bianca, anch’esso di diritto patronale della famiglia Pietropaoli. L’altare è ornato dal più bel lavoro su tela presente in Chiesa, riconducibile ad un maestro di scuola umbra che dipinge con estrema delicatezza l’Assunta, nota ai popolani come “la Cintura”, guidata verso il cielo da una schiera di angeli. In basso, sui due lati, San Francesco e Sant’Antonio da Padova aprono la doppia fila degli apostoli. Sul fondo della Chiesa, infine, il sontuoso organo settecentesco in legno policromo ne definisce l’aspetto ornamentale.

CONVENTO: Il pregio architettonico della chiesa è comprovato dall’annesso chiostro dedicato al culto di San Francesco. Esso presenta una struttura a doppio loggiato, con porticati a volte a crociera un tempo affrescate. Di esse, resta una splendida pittura raffigurante la Vergine in trono con due Santi, scoperta agli inizi del Novecento e ricollocata nel refettorio del convento. La realizzazione del pian terreno è databile fra il XIV e il XV secolo, mentre è solo nel 1643 che al chiostro originario venne aggiunto il loggiato superiore. L’importante restauro dei primi anni ’70, che ha interessato l’intera Chiesa, ha definito la forma odierna rinnovando nel loggiato i tetti in legno a vista e ripristinando il piano originale con cisterna e pozzo ottagonale, oggi posti al centro del convento. A complemento del complesso francescano, un campanile seicentesco scandisce la devozione dei fedeli.

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