
La Chiesa dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista domina sull’omonima piazza dove una scala a doppia rampa consente l’accesso. Le origini, collocabili nell’XI secolo, le conferiscono il requisito di una delle più antiche chiese di Castelvecchio, nata insieme al castello. Difatti, in origine cappella del Palazzo Castellato, fu elevata a Collegiata dopo che l’arciprete trasferì il titolo parrocchiale nella chiesa di San Giovanni. All’edificio furono apportate modifiche radicali in seguito al progetto di trasformazione del 1745, commissionato dal principe Barberini all’architetto Fontana.
La facciata, tripartita da lesene con ali laterali a volute, è arredata da un portale con motivi stilistici barocchi e due stemmi sui lati. Sulla destra del portale lo stemma della famiglia Colonna, mentre sulla sinistra lo stemma di parentela dei Barberini-Pamphili-Giustiniani, caratterizzato da uno scudo diviso in tre parti uguali con i simboli storici di ogni famiglia. Degne di nota sono le memorie di Superaequum che si trovano sugli altri prospetti; in particolare alcuni fregi di età romana, visibili sulla facciata laterale, e un’epigrafe sul retro della chiesa che ricorda l’acquedotto romano nei tempi in cui Superaequum, insieme a Corfinium e Sulmo, era una delle tre città peligne della IV regio augustea.
All’interno, la struttura si articola in tre navate tardo-barocche con transetto e impianto absidale retto. Le volte a vela coprono le navate laterali, lasciando posto ad una volta a botte nella navata centrale. I bracci del transetto contengono due altari, uno dedicato a Maria Salvatrice, composto in stile barocco e arricchito da due statue a stucco poste ai lati dell’altare, e l’altro architettonicamente affine al primo. Due pregevoli tele raffiguranti la Madonna Addolorata e le Anime Sante connotano il valore artistico della struttura. Di rilievo anche il battistero del XVIII secolo realizzato in pietra e marmi intarsiati, alla cui base è scolpito l’antico stemma araldico tra i più antichi del paese, attribuito all’artigiano Gregorio D’Amato. Ad ornamento dell’ingresso principale, l’organo dei Fedeli con pedaliera a leggio di 9 tasti corti e la cassa lignea con la facciata reale di 22 canne di stagno.