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Bominaco, i tesori della Cappella Sistina d’Abruzzo

Un autentico gioiello d'arte e di storia del nostro Abruzzo, nascosto in un paradiso di bellezza naturale. L'Oratorio di San Pellegrino, la Cappella Sistina d'Abruzzo.
oratorio san pellegrino

Bominaco, mille metri di quota, poco più di 50 abitanti . Frazione della vicina Caporciano, questo pugno di case si arrampica quasi sulla piana di Navelli, la terra dell’oro rosso d’Abruzzo, vanto della provincia aquilana. La guarda dall’alto, sulla roccia, tra le pietre, in mezzo a stradine strette e solitarie e paesaggi selvaggi. La quiete e la meraviglia all’improvviso. Perché qui è nascosto un tesoro dell’arte mondiale: la chiamano la “Cappella Sistina d’Abruzzo”. E’ l’Oratorio di San Pellegrino, dichiarato nel 1996 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Ve la racconto un po’ da turista, un po’ da giornalista.

E’ il pomeriggio dell’ultima domenica di agosto. Quando decidiamo di metterci in cammino verso Bominaco, sappiamo già quello che si presenterà davanti ai nostri occhi. Lo abbiamo visto e scrutato nelle tante foto e video che lo raccontano, ma niente può paragonarsi alla forza visiva della realtà. Minaccia pioggia e il vento comincia ad alzarsi con dispetto. L’aria è inquieta.

Siamo davanti l’Oratorio di San Pellegrino e stiamo per conoscere la “Cappella Sistina d’Abruzzo”.

L’Oratorio fa parte, insieme alla dominante Chiesa di Santa Maria Assunta, di un imponente e prestigioso complesso monastico benedettino, costruito a partire dall’VIII secolo sembra per volere di Carlo Magno. La nostra guida è Lisa Andreucci. Insieme alla sua famiglia, è la custode e la voce che racconta ogni giorno a turisti provenienti dall’Italia e dal mondo questa autentica meraviglia d’arte del nostro Abruzzo.

La cappella è semplice ed essenziale all’esterno. Nuda pietra, quasi a voler alludere alla severa vita monastica e alla regola benedettina dell’Ora et Labora. Entriamo a luci spente. Anche nel buio ci sentiamo subito osservati da mille volti e figure.

A fari accesi, tutti all’unisono alziamo lo sguardo. La meraviglia negli occhi e nel sospiro della voce. Ogni centimetro delle pareti è completamente ricoperto di affreschi intensi e fulgidi, non c’è spazio che non sia stato decorato con religiosa precisione. I colori sono di impressionante vividezza tra i toni ocre, marrone, rosso e oro, e si rovesciano sugli occhi con potente bellezza e ordine.

Come ci spiega la nostra guida, il ciclo di affreschi dell’Oratorio di San Pellegrino risale al 1263, anno della sua stessa costruzione, e di questo periodo storico è il più completo d’Europa.

Gli affreschi vennero realizzati da tre monaci benedettini diversi, anche se nel complesso si mantiene uno stile uniforme che fa riferimento al gotico con richiami benedettini e bizantini. Di fatto, è la testimonianza più importante della pittura medievale abruzzese, la più preziosa che anticipa la stagione pittorica duecentesca, prima della pittura giottesca.

La Cappella è un ambiente piccolo, a navata unica e privo di abside, sormontato da una volta a botte ogivale. E’ dedicata a San Pellegrino martire che arriva a Bominaco tra III-IV secolo per professare il Cristianesimo e qui muore martirizzato. La tomba di San Pellegrino sarà il luogo dove viene edificato l’Oratorio. Qui è raccontata la sua vita con un ciclo di sei brevi storie affrescate.

Ma l’intera Cappella è in realtà un viaggio per immagini nella vita di Gesù, la “storia della salvezza”, una sorta di “Bibbia dei poveri” con cui veniva istruito il popolo analfabeta, uno speciale viatico per discernere il bene dal male.

Gli affreschi sono intrecciati tra di loro, iniziando da una parete per continuare poi sull’altra. E’ un continuo movimento di prospettiva quello che ci porta a scoprire dall’alto in basso, da un lato all’altro, le scene sull’Infanzia di Cristo, le scene della Passione e del Giudizio Universale. Il racconto rapisce e mi impressiona la particolare complessità in cui ogni scena diventi un libro a sé, pronto ad aprirsi a nuove rivelazioni. Gli stessi personaggi hanno gesti e posture molto espressive, come San Giuseppe che nella scena della Natività appare già in pensiero per la fuga da Erode.

Del ciclo della Passione, particolarissima la raffigurazione dell’Ultima Cena: non vediamo Cristo al centro della tavola, ma a sinistra, a capotavola, secondo il modello bizantino.

Sulla parete interna di ingresso, invece, domina in proporzioni giganti l’immagine di San Cristoforo, protettore dei viaggiatori. Questa immagine era l’ultima che i fedeli, pastori spesso in partenza per lunghi periodi in queste terre di transumanza, incontravano prima di lasciare la cappella e per questo di buon auspicio.

La Cappella è divisa in due da due plutei, muri in pietra che separavano lo spazio riservato ai fedeli da quello utilizzato dai monaci. Un drago è raffigurato in quello di sinistra, un grifone in quello di destra. Anche qui rappresentazione il primo del male, il secondo del bene. Le due parti sono comunque comunicanti e le attraversiamo per proseguire la nostra visita.

Qui, ci racconta la nostra guida, troviamo la raffigurazione di un calendario, anche questo unico del suo genere in Europa. Sei mesi sono raffigurati su una parete, e sei sulla parete opposta. Ogni mese è rappresentato da una finestra a due ante, una bifora: nella parte di sinistra si trova l’immagine che descrive il mese, mentre nella parte destra troviamo i giorni del mese indicati con lettere con accanto il nome del santo, corredati in alto dalle fase lunari e il segno zodiacale.

Poi è tutto un susseguirsi di affreschi di santi, profeti e patriarchi, perché i monaci, a differenza dei fedeli, non avevano necessità di essere addottrinati sulla vita di Gesù. Sotto l’altare si celerebbe la tomba di San Pellegrino. Qui c’è un foro con un’iscrizione che dice “Credeteci, qui c’è il corpo del beato Pellegrino” e una leggenda vuole che se si porge l’orecchio si ascolti il battito del suo cuore.

Per chi volesse mettersi in viaggio verso l’Oratorio di San Pellegrino e volesse visitare la Cappella e la Chiesa di Santa Maria Assunta, gli orari di accesso sono tutti i giorni dalle 9 alle 12 dalle 14 alle 19 (orario invernale fino alle 16). Davanti al cancello dell’Oratorio, troverete i numeri da chiamare per contattare le guide. Le visite sono gratuite, ma è gradito e consigliabile lasciare un’offerta.

Il nostro viaggio finisce qui. Mia figlia Matilde, nove anni, mi ha detto: “Mamma, non ho capito tutto, ma è stato bellissimo”.

Sì, è stato davvero bellissimo.

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